I miei primi sei mesi da partita iva: facciamo il punto?

Ho aperto la partita iva a gennaio 2022, ma solo da sei mesi lavoro a tempo pieno come libera professionista. Ricordo ancora la mia perplessità quando un ceramista, che stavo intervistando per un articolo, mi disse che il mio approccio al lavoro sarebbe cambiato. Non capivo cosa intendesse, oggi sì.

I primi sei mesi da partita iva: come sto?

L’anno passato è stato di rodaggio, ho preso confidenza con l’idea di essere una freelance ed è stato come fare un corso base di nuoto: mi sono interrogata su tantissimi aspetti che non avevo mai dovuto prendere in considerazione, ho imparato a conoscermi e a muovermi in un ambiente in cui non ero mai stata. A volte mi sono sentita come se nuotassi da tutta la vita, altre volte ho pensato di annegare.

C’è un cambiamento, però, che è avvenuto in maniera naturale, senza rifletterci sopra, e forse è ciò a cui il ceramista si riferiva: sono una persona proattiva. Nel momento in cui sono diventata responsabile di me stessa, ho superato la paura che mi immobilizzava. I clienti che ho trovato sono sicuramente meno di quelli che ho contattato. Alcuni li ho persi, altri li ho convinti così tanto che il lavoro con loro è aumentato. L’ansia di rimanere a piedi c’è sempre, è costante, però l’idea del fallimento non mi blocca più dal propormi. Continuo a sentire di non essere abbastanza brava e di non meritare quello che ho. Cerco di razionalizzare e di non farmi offuscare la mente da questi pensieri in due modi:

1. Ricordandomi che ho stima dei miei clienti: se hanno deciso di collaborare con me, evidentemente quello che faccio per loro va bene (almeno fino a prova contraria);

2. Ricordandomi cosa facessi prima: e sì, per me la precarietà della libera professione è ben più tollerabile di un lavoro poco flessibile, saturo di sessismo, dove la progettualità spesso è solo una parola e non una visione del lavoro.

Quindi, dopo i primi sei mesi da partita iva, come sto?

Beh, diciamo che in piscina me la cavo, ma al mare preferisco ancora rimanere dove si tocca. Insomma, procedo con tempi ed equilibri adatti a me: questo mi fa stare bene.

I primi sei mesi da partita iva: cosa mi piace fare?

In questi primi sei mesi ho svolto molti lavori: piani editoriali, testi per social, testi per brochure, testi per interi e complessi siti web, ghostwriting, correzione bozze, e-mail interne aziendali, newsletter, post per blog aziendali, articoli per magazine online e sicuramente sto dimenticando qualcosa. Ho appena accettato un editing e un’altra correzione bozze. Ho detto di sì a tante cose diverse, perché devo pagare le bollette e perché devo scoprire il mondo per trovare il mio posto. Voglio capire quali sono i miei gusti, quali sono le mie possibilità, dove riesco meglio e quali settori sono più interessanti. Per una che “dove mi metti, sto” e “la soddisfazione la ottengo se le cose le faccio bene, a prescindere da quanto mi piaccia ciò che faccio”, questo percorso di scoperta è una gran novità.

Ho paura di iniziare a dire dei no? Sì. Ho iniziato lo stesso a rifiutare ciò che non mi convince? Sì, ho capito che è meglio un lavoro fatto bene, che due fatti male.

Specializzarmi, però, non significa pescare sempre nello stesso lago. Al contrario, collaborare con autori, reparti marketing e piccoli imprenditori su progetti distanti tra loro mi permette di sviluppare competenze diverse e di integrarle per offrire un servizio migliore.

 

Insomma, finora il risultato è positivo: avanti tutta!