Quando Coinquilino n. 1 ha bisogno di rilassarsi, di riprendere contatto con se stesso e di mettere in ordine i pensieri, infila la chitarra nella sua Peugeot nera con il doppio radiatore, si fa due curve come se stesse al Mugello e poi trova la pace in cima a un calanco imolese. Io, quando devo riprendere contatto con me stessa, salgo sulla mia Renault Clio incidentata (e prima sulla Citroen C3 soprannominata il cassonetto), mi dirigo verso Faenza e mi fermo nel parcheggio di fianco al cimitero. Non esiste altro luogo che mi rinfranchi come le sue ultime due file, dove c’è sempre odore di fogna. Pieno di zanzare.
È cominciata l’estate, per me il periodo della gentamicina e del betametasone sulla pelle per placare rossore e prurito da zanzare, tafani, vespe, api, ragni e altri insetti non identificati: a volte non li vedo neppure, pungono o mordono e se ne vanno. Due settimane fa un ragazzo mi ha raccontato di quando ha fatto il test per la malattia di Lyme ed è risultato positivo. Rischio di artrosi, depressione e infarto combattuto con tre settimane di antibiotico in pieno agosto. Una settimana dopo questa testimonianza, avevo una zecca vicino all’inguine. Due giorni fa, un’altra sulla caviglia. Durante una scampagnata non ho voluto far caso a un improvviso ma breve dolore sotto al vestito: adesso è un mese che spalmo cortisone sul polpaccio come i muratori con lo stucco, qualcosa mi ha attaccato lasciandomi un alone di quasi dieci centimetri e un buco al centro. Ieri, dopo aver cenato a ridosso di un campo coltivato (sono una romantica, mi piace mangiare la piadina salsiccia e cipolla guardando il tramonto), sono tornata a casa e ho notato un livido blu sul polso, in corrispondenza di quella che pare proprio una puntura.
C’è questa cosa che si chiama “voce dello scrittore”, è la condanna degli scrittori mediocri: in pratica tu vuoi scrivere e nel frattempo leggi, per esempio, Paolo Nori, e mentre leggi arriva l’ispirazione e finalmente apri un nuovo documento word. Io, per esempio, vorrei raccontare di questo fatto, quello per cui ora mi trovo qui a nebulizzare l’antizanzare in macchina come se fosse un deodorante per ambienti e che a volte, se vedo una zanzara particolarmente lenta, decido di causarle volontariamente del dolore spruzzando il “repellente per insetti molesti sport con aloe vera” direttamente su di lei. E mentre lo scrivo, sento proprio Paolo Nori che si mescola a Veronica Raimo, facendo nascere in me un senso di vergogna da ladra, nonché da pessima imitatrice.
Da anni combatto contro un dolore agli occhi e al collo, ma ne ho parlato per la prima volta con un medico solo un mese fa. “Questo è un mal di testa” mi ha detto e finalmente ho la mia visita neurologica. Spero mi dica che sono pazza e pazzeska, così avrò qualcosa di interessante di cui parlare (sebbene sempre con la voce autoriale di qualcun altro). La mia vita, infatti, mi sembra molto noiosa. Speravo nello psicologo, ma anche lui ha escluso un disturbo bipolare. Sono solo lunatica e pigra, perciò mi lamento ma non faccio nulla per cambiare la situazione.
Venire qua, in questo parcheggio, sfogare la mia rabbia con le dirette responsabili del mio dolore, ogni tanto scrivere ma soprattutto aspettare nel vuoto dell’auto, circondata dalla puzza, mi fa sentire bene: perché anche qui rimango lunatica e pigra, anche qui mi lamento e non faccio nulla per cambiare la situazione, ma non c’è nessuno a farmelo notare e posso sentirmi serenamente coerente.
L’unica cosa che mi infastidisce davvero è il desiderio di vedere B. (chiamato così per differenziarlo da A. di Veronica Raimo), che conosce la mia passione per il parcheggio del cimitero. B. non è disponibile, né ora né mai, né oggi né domani, né con largo anticipo né all’ultimo, né per casualità né svolgendo riti sciamanici che portino le stelle nella giusta congiunzione astrale. Ma io, comunque, mando un messaggio per informarlo sulla mia posizione geografica.
L’ho fatto anche adesso.
Mi ha risposto: “Mi dispiace, vorrei essere lì con te. Però giovedì ci vediamo, vero?” faccina che sorride.
Ho continuato a leggere per un po’, ho anche cambiato libro, ho scrollato il feed di Instagram, scambiato qualche messaggio con una mia amica, ma non c’è stato verso: l’unica voce che sentivo era la mia, e diceva: “Sì, però intanto vaffanculo”. Poi ho dato una spruzzata alla zanzara che si era appena posata sul mio dito medio.
Non ho inviato il messaggio: lunatica e pigra, mi lamento e non faccio nulla per cambiare la situazione, ma non c’è nessuno a farmelo notare e posso sentirmi serenamente coerente.