Verso Granada, Martina e Sahira

Sono in viaggio per Granada. Ieri pomeriggio ho lavato i capelli, pur sapendo che gli spostamenti e il caldo mi faranno arrivare con la piega ormai disfatta: non voglio presentarmi alle mie amiche, che non vedo da più di un anno, con i capelli sporchi e annodati. Ho fatto anche una maschera idratante per il viso, sperando che aiuti a sembrare meno stanca. Voi cosa fate prima di partire per un viaggio? Io ho pulito il bagno, non si sa mai che Coinquilino n. 1 debba avere ospiti proprio quando non ci sono, poi ho concluso due articoli e ho preso contatti per un’intervista. Userò il tempo in aereo per studiare e buttare giù le domande. Ah, ho anche lavato della biancheria intima, per paura di non avere sufficienti mutande comode da portarmi dietro.

Dovrei parlare di tante cose, dei libri che sto leggendo, dei corsi che sto frequentando… provo a farlo qui, mi distrarrà dal pensiero di perdere la coincidenza.

Cosa che sicuramente avverrà, perché ci stiamo muovendo con venti minuti di ritardo e il capotreno mi ha detto che i binari di Trenord sono molto lontani da quello in cui si fermerà il frecciarossa, e io non conosco bene la stazione di Milano Centrale e sono stata stupida a non informarmi prima e non considerare anche questo fattore quando ho pianificato gli spostamenti e adesso basta, vuoi proprio che perda l’aereo, ma poi anche se non lo perdo non mi faranno salire perché il mio bagaglio a mano è due centimetri più largo del dovuto e io ho già esaurito la mia dose di fortuna trovando una signora che mi regalasse una mascherina fpp2 in stazione, perché ho scoperto all’ultimo che sui treni non basta quella chirurgica, ragazzi come cazzo mi è venuto in mente di infilare questo viaggio della speranza in mezzo a maggio, quando tutta la mia energia è concentrata nel riuscire a comprare una cucina senza che mi si prosciughi il conto in banca, già stressato dal recente pagamento dell’assicurazione.

Penso che l’unico motivo per cui al mio vicino di posto non stia venendo la tachicardia semplicemente respirando l’aria che sto saturando d’ansia sia perché indossiamo entrambi la mascherina. O perché è businessman milanese, lui l’ansia la capitalizza. Rimaniamo concentrati. Come qualcuno avrà notato dalla sezione contatti, ho aperto la partita iva (forse lo avevo già scritto, chissà). Per ora non è cambiato nulla: non mi pagavano prima, non mi pagano adesso. Forse la situazione è addirittura peggiorata, quando erano gli altri a dovermi inviare il documento per la prestazione occasionale potevo tempestarli di Ciao, mi paghi? Ciao, mi paghi? Ciao, mi paghi?, mentre adesso sono io a dover fare la fattura e a recapitarla. Sono pigra, non la mando, rimango senza soldi.

Sto frequentando il corso L’editor indie di Langue&Parole, mi sta piacendo molto. La lunghezza è quella giusta per approfondire bene, facendo anche degli esercizi, i temi trattati (lavoro da freelance, personaggi, genere e stile). Credo che la carta vincente sia stata iniziare con Chiara Beretta Mazzotta: sui social è pieno di persone che raccontano il sogno dell’editor paladino del mercato editoriale, che rifiuta tutti i lavori di medio-scarso livello per non ammorbare il lettore con l’ennesimo libro di cui nessuno sentiva il bisogno, mentre lei ha dato dei consigli che tengono conto della realtà, e cioè che tutti noi dobbiamo pagare le bollette. Sono perfettamente d’accordo con lei quando dice che editare libri brutti è una buona gavetta e può insegnare molto. Luca, uno dei due fondatori di Langue&Parole, ha corretto la mia scheda di lettura e mi ha ripreso con educazione e sincerità, ricordandomi di avere sempre rispetto per la creatività altrui. Il timore di non essere chiara e di fare male il mio lavoro a volte si traduce in frasi troppo dirette, che non aiutano lo scrittore a sentirsi accolto e, quindi, a tirare fuori il meglio di sé; al contrario lo portano a chiudersi, troppo preoccupato del mio giudizio. Sto cercando di migliorare questo aspetto mettendomi nei panni di chi vorrebbe lavorare sui propri testi. Ho fatto valutare alcuni dei miei a Gloria Macaluso, che mi ha dato nuovi spunti di riflessione, anche se ora sono in una fase di stallo: non voglio affrontare le mie emozioni, oppure non credo abbastanza alla validità letteraria di quanto scritto? Grazie al confronto con Gloria, ho più consapevolezza e più strumenti per scrivere, ma devo capire se voglio farlo davvero. Scrivere bene richiede impegno, concentrazione e sincerità verso se stessi, a prescindere dal talento e dalla potenza della storia che si vuole raccontare.

Dei libri che sto leggendo parliamo un’altra volta: devo prepararmi a scendere per non perdere la coincidenza!