Oggi ho fatto una cosa che non era mai successa: ho lavato la macchina dentro e fuori. Prima sono andata all’autolavaggio, quello dove inserisci i gettoni, scegli il tipo di programma e poi sei tu a prendere in mano spazzola e idropulitrice; poi ho svuotato l’auto dalle cartacce e pulito gli interni con l’aspiratore (avete presente il pavimento di un parrucchiere dopo aver tagliato i capelli a una cliente? Peggio. Dopo la Covid ho perso una quantità esorbitante di capelli e mi era venuto il tic di togliermeli in continuazione).
Tornata a casa, ho preso il panno in microfibra e uno spray professionale per la pulizia e ho tolto le macchie dai sedili e la polvere sul cruscotto. Agli occhi dei vicini sarò sembrata scema, intenta a strisciare lo straccio ovunque con la stessa forza con cui ho scartavetrato il pallet che ora è il divanetto in terrazza, ma è stato catartico: quando qualcosa non va, mi dedico alle pulizie o al lavoro manuale. Questo è un periodo strano, la vita reale – quella in cui si prendono treni, si incontrano persone (anche se online) e si devono rispettare impegni lavorativi – vince sempre, soprattutto con una disorganizzata come me, e così non ho molta ispirazione per scrivere cose mie… Però stanno succedendo altre cose belle riguardanti il mio rapporto con la scrittura:
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Ho un nuovo cliente che mi ha affidato l’editing del suo libro, che racconta fatti molto personali. Intervenire su testi così intimi è un regalo e al tempo stesso una responsabilità: bisogna essere delicati ma non dimenticare l’oggettività quando si revisiona;
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Come già detto qui, ho iniziato a scrivere per il sito di Gagarin Orbite Culturali, una rivista gratuita del territorio romagnolo e bolognese che seguo da quando è nata. Per ora ho pubblicato tre articoli, l’ultimo dei quali è un’intervista a Giacomo Toni, cantautore di cui sono una grande fan!
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Mi sono iscritta a un corso per correttrici di bozze che partirà a fine aprile e sto valutando se farne un secondo sulla lettura professionale.
Ultimamente sono un po’ ferma con il profilo Instagram, perché ho avuto da fare con il dottorato (hanno accettato un mio articolo per una conferenza in Corea del Sud e ho dovuto preparare la presentazione che caricheranno online, dato che non potrò viaggiare) e ho dedicato il tempo libero alla casa, sono tornata a Imola e ho fatto dei piccoli lavori, appeso quadri, comprato mobili. È bello essere di nuovo nel mio nido, mi aiuta a prendere tutto con più serenità, mentre di solito le mie giornate sono caratterizzate dal pensiero “sono in ritardo sulla vita” ripetuto come un mantra.
Nei prossimi giorni inizierò a scrivere un nuovo articolo per una nuova conferenza, che dovrebbe tenersi in Messico: nel caso in cui lo accettassero e mi proponessero di tenere anche un intervento, spero che mi chiederanno di parlare in spagnolo, una lingua che conosco poco ma amo molto. L’anno scorso ho partecipato a una summer school latino-americana e sono rimasta affascinata dalle diverse parlate: gli argentini, per esempio, hanno una “sc” al posto della doppia elle (che in castigliano somiglia al nostro “gli”) e così anche gli uruguayani, ma comunque suonano in maniera diversa e sono ben distinguibili tra loro. Ricordo che durante una lezione un professore disse: “Dove nasci e dove vivi cambia il tuo modo di vedere il mondo e il modo in cui il mondo guarda a te” e io sono stata contenta di portare a casa un pezzo di umanità da una settimana dedicata alla bioimpedenza.
Con questo passo indietro nel tempo, vi saluto. Nonostante il lavoro di ricerca, cercherò di essere più presente con Parole [S]corrette. A proposito: a inizio maggio dovrebbe arrivare il sito nuovo. Sono contenta della forma – strana – che prenderà, ma non vi anticipo nulla!