Cosa non diciamo quando parliamo d’amore

Mi sono innamorata di Paolo Nori.

È stato un colpo di fulmine, non aveva ancora iniziato il suo monologo Come parliamo quando parliamo d’amore che ero già innamorata. Ha letto per un’oretta, un tempo adeguato perchè il sentimento si consolidasse e mi commuovessi. Secondo me quel discorso non era un discorso, ma il copia-incolla delle sue note sul telefono, che poi sono le stesse che pubblica sul suo blog.

Mi sono innamorata di Paolo Nori perché mi fa pensare a te. Anzi, mi fa pensare a me che cerco di spiegarmi a te. Non sono un’esperta di letteratura russa, più in generale nella vita non eccello come Nori nel suo campo. Ma se dovessi immaginare il giorno in cui ammetterai di esserti accorto delle mie carezze e mi dirai “Maria, quel suono che fai quando respiri con la bocca aperta e poi ti manca il fiato, lo so che non respiri così con gli altri, cosa significa?”, penso che mi sentirei proprio un Paolo Nori che cerca di spiegare l’amore: disordinata, un saltimbanco tra le citazioni di chi ha sviscerato l’argomento meglio di me, poeti, scrittori, artisti. Mi verrebbe in mente qualche similitudine, per esempio ti direi che mi piace come pronunci il mio nome, perché hai la stessa cadenza di mio fratello, ma nel mentre mi renderei conto che non è chiaro dove voglia arrivare. Allora entrerei in una spirale dove ad ogni piè sospinto mi ritroverei a fare l’analisi grammaticale, logica e del periodo, perché per parlare d’amore non si possono usare termini a caso, una sintassi a caso, c’è un motivo se ho usato il soggetto alla fine della frase e non all’inizio come ti insegnano a scuola. Poi ci sono i post-it lasciati sullo sportello del frigo, anche quelli andrebbero approfonditi, a dimostrazione di come le parole possano esprimere cose ben lontane dalla loro primaria definizione. Però, come spiego che quando trovi scritto “Stasera devi mettermi a novanta sul tavolo della cucina, ho fatto le tagliatelle” tu devi leggere “Ti voglio talmente bene che il sesso non mi sembrava abbastanza, così ho fatto la sfoglia e anche questa mi ha dato molte soddisfazioni”?

Non è facile descrivere i sentimenti, se il linguaggio migliore che ho è quello delle mie tette che ballano davanti alla tua faccia. E allora mi zittisco, mi zittisco, mi zittisco fino a perdere l’uso della parola. Per questo, se arriverà davvero il giorno in cui mi chiederai chiarimenti sulla mia abitudine di appoggiare il naso alla tua guancia, o perché quel giorno di agosto ti ho asciugato il sudore con un fazzoletto, spero di avere un Devoto Oli sotto mano per risolvere la situazione con: “Cerca tu il vocabolo che meglio si confà a ciò che sento per te”. O forse ti farò leggere i monologhi di Paolo Nori.

Martedì 29 dicembre alle 19 Paolo Nori farà una diretta Instagram per leggere Come parliamo quando parliamo d’amore, un discorso sul sentimento diventato l’appendice

alla nuova edizione de I russi sono matti. Vi consiglio di non perdervela.